venerdì 12 giugno 2015

Il sentiero del cuore

Il giardino dell'Eden di  Thomas Kinkade
Il giardino dell'Eden di Thomas Kinkade

Il nostro modo di vivere è sempre più concitato e caotico. Spesso si è presi dall'inquietudine, dalla frustrazione e ci si sente insoddisfatti e stressati.

Generalmente siamo soliti attribuire la ragione del nostro malessere e dello stress a svariate cause ed a tutto ciò che si trova al di fuori di noi: l'essere amareggiati per la mancanza o per la precarietà del lavoro o per i suoi ritmi incalzanti, l'essere esausti per le nevrosi delle persone con cui entriamo in contatto, per il traffico, per i continui impegni da assolvere, per le decisioni da assumere, per la burocrazia, etc...

Nella nostra frenetica società avvertiamo sempre più la necessità di raggiungere la pace e la serenità interiore. 

Ma come facciamo se non siamo in grado di ritagliarci un attimo per entrare in contatto con noi stessi, per ascoltare le nostre sensazioni, per riflettere?

Nel frastuono della quotidianità rischiamo di dimenticare quel valore non negoziabile che, invece, dovrebbe avere la priorità nelle nostre scelte esistenziali: la nostra anima.

Proprio questa rappresenta la nostra vera ricchezza! Dio, infatti, dimora sul fondo della nostra anima.

"Chi è in sintonia con se stesso è capace di creare armonia anche attorno a sé."
Anselm Grün

"Ogni nostro disagio non è altro che la voce inascoltata dell'anima che vuole farci ritrovare la nostra unicità, il nostro destino. 
Allora quando arrivano l'attacco di panico, la depressione, i disturbi psicosomatici dobbiamo soltanto chiederci: quale strato profondo di me vogliono portare alla luce? 
Per guarire dobbiamo cambiare il nostro modo di vedere il mondo: diventare più misteriosi, più incerti, imparare ad amare gli imprevisti, ascoltare sempre meno il parere degli altri, affidarci sempre più al lato oscuro e quindi alla vita.
Diventare più saggi, di quella saggezza che non viene dal sapere razionale, ma semplicemente dallo stare nelle cose, così come sono: chi impara a stare bene non ha la velleità di cambiare il mondo. 
Fidarci di quel luogo oscuro che chiamiamo "anima". 
Che cosa dobbiamo temere se qualcuno guida la nostra esistenza?"
Raffaele Morelli

"La felicità è dentro di te. Non devi raggiungerla attraverso le cose esteriori, ma sintonizzandoti con te stesso. 
Si è felici quando si raggiunge l'armonia interiore, che inevitabilmente si riversa anche al di fuori di sé."
Anselm Grün

Dovremmo interiorizzare che il segreto della vera tranquillità consiste nel guardare anzitutto dentro di noi, nel profondo del nostro spirito.

Senofonte affermava: "La vera ricchezza è nell'anima".

"L'anima sa sempre dove portarci: dobbiamo fidarci di lei e delle immagini che ci manda... Anche se non ce ne accorgiamo, c'è una voce nascosta che ci dice incessantemente: fidati di te".
Raffaele Morelli

"L’anima somiglia ad una perla preziosa, è la vera ricchezza, il vero Sé... Così faccio bene a tornare sempre a porgere l’orecchio alla mia anima, a tornare sempre a essere in contatto con lei, a tornare sempre a darle interiormente il permesso di plasmare la mia vita. 
Posso confidare nel fatto che mi sosterrà e mi condurrà nel fronteggiare la mia esistenza."
Anselm Grün 

Se riflettiamo, constatiamo che la bellezza con gli anni sfiorisce, i beni materiali sono soggetti a furti, mentre l’anima può restare bella ed è un nostro tesoro che nessuno può portarci via.

Considerando l'anima come la nostra ricchezza, comprendiamo che ognuno di noi dovrebbe essere la fonte primaria del proprio benessere, in modo da non dover dipendere da nessuno e da nulla, diventando il miglior amico di se stesso.

Un salutare esempio ci viene comunicato dai monaci che, ispirando la loro vita alla spiritualità biblica, ai Padri del deserto ed alla regola benedettina (Ora et labora), ci insegnano a vivere in serenità conservando nel nostro cuore la pace che ci aiuta a non disperdere inutilmente energie e, conseguentemente, a non logorarci sul piano psico - fisico.

Nel Vangelo di Luca, Gesù dice: «Siate misericordiosi, com'è misericordioso il Padre vostro» (Le 6,36). 
Essere misericordiosi vuol dire però essere buoni con se stessi, avere un cuore per il misero che è in noi, per il debole e il reietto. 
Essere buoni con se stessi è semplicemente un sinonimo di quella misericordia che, tanto secondo il Vangelo di Matteo («Voglio misericordia, non sacrifici») quanto secondo quello di Luca, caratterizza la persona di Gesù e dovrebbe essere anche l'atteggiamento del cristiano. 
Gesù dice anche: «Ama il prossimo tuo come te stesso». 
Posso amare l'altro soltanto se amo me stesso... Ma che cosa significa, in concreto, «essere buoni con se stessi»? Essere buoni con se stessi significa sostanzialmente accettare la propria esistenza, perché solo così si può cambiare e crescere. Essere buoni con se stessi non significa quindi rimanere immobili. 
Al contrario, ho fiducia che il buono che c'è in me si manifesti sempre di più. Ma perché ciò accada devo darmi limiti ben precisi, il che non significa però che io debba essere implacabile con me stesso.
Anselm Grün

"Quando siamo amareggiati diffondiamo amarezza intorno a noi, e quando è buio dentro di noi anche il mondo che ci avvolge diventa oscuro.
Tu sei chiamato a rischiarare il mondo."
Anselm Grün

Dovremmo diventare più consapevoli e presenti, facendoci guidare dall’amore, sviluppare la nostra forza interiore ed essere grati per tutto. 

Il potere della gratitudine è, infatti, immenso: ci dona pace interiore e ci permette di accorgerci e di apprezzare tutte le bellezze che ci accadono ogni giorno e di provare gioia. 

Proprio su questo tema, trovo molto significativo il testo che sono lieta di riportare qui di seguito e che offre spunti su cui fermarsi a riflettere.


I tre Sentieri

Ognuno di noi ricerca qualcosa nel suo cammino, sempre.

C'è chi cerca la ricchezza materiale, per potersi sentire al sicuro, per crearsi un futuro fatto di potere e di felicità.

C'è chi cerca l'amore degli altri, quella composta da una famiglia, quella che ti aiuta a sentirti meglio con il mondo, perché ti senti "normale", ti vedi come gli altri ti vorrebbero vedere.

Infine c'è chi cerca la pace interiore, la ricchezza dell'anima, la serenità della mente. Solitamente queste persone rimangono sole.

Ora ti starai chiedendo quale delle tre stai seguendo tu, oppure quale di questi tre cammini vorresti seguire.

Ebbene ti posso dire che nel primo caso, quello più ambito, quello dove ti senti arrivato, padrone di te stesso, non sei altro che un pupazzo nelle mani del sistema o società, o meglio ancora vivi in una prigione dalla quale non puoi fuggire. Lo chiameremo "il sentiero della mente".

Nel secondo caso, quello più popolato, si vive la vita degli altri, si cammina in un sentiero dove non c'è più terra da esplorare, dove i tuoi occhi vedono altre orme e le seguono, quello è "il sentiero della paura".

Infine c'è colui che ricerca se stesso, un miserabile per il sistema, un essere che non ha ambizioni, privo di ogni responsabilità verso le cose comuni. 

Pericoloso e allo stesso tempo insignificante, per chi percorre il sentiero della mente. Visto con compassione per coloro che percorrono il sentiero della paura, ma per qualcuno di loro guardato con ammirazione, ma sempre a distanza. Questo lo chiameremo "il sentiero del cuore".

A questo punto dovresti aver scelto il tuo cammino, ora conosci i tre sentieri che ognuno di noi percorre, senza esclusioni.

L'uomo rispose dopo alcuni secondi con molta determinazione: "Scelgo il terzo sentiero!"

Lo sciamano lo guardò e sorridendo appena chiese il motivo della sua scelta. 

"Perché ho conosciuto tutti e tre i cammini che hai appena citato. Ho stretto la mano a tutti i e tre i sentieri, ma solo uno mi ha abbracciato, ho pianto in tutti e tre i sentieri, ma solo uno mi ha insegnato qualcosa, ho cercato la pace in tutti e tre i sentieri, ma solo uno me l'ha data e solo uno mi ha portato qui davanti a te. Per questo ho compreso che non sei mai solo se segui il cammino del cuore"!

M. Maini, L'ultimo frammento di realtà