sabato 24 gennaio 2015

Lavorare sulle convinzioni subconscie che ci autolimitano

Giardino Fiorito

Sono le nostre credenze, le nostre convinzioni ed il nostro sistema morale a condizionare la nostra vita: da qui l'importanza di impegnarci a sfruttare i limiti della nostra mente a nostro vantaggio.

Solo liberando la mente da tutto ciò che è limitante, e che ostacola la riuscita di un nostro progetto, possiamo essere in grado di raggiungere la nostra meta.

E' la nostra convinzione a fare la differenza!

Teniamo a mente che i successi ed i fallimenti assumono un peso diverso a seconda di come riusciamo ad interpretarli.

A mio avviso, calzante a questo proposito è l'affermazione: “Se vuoi diventare qualcosa, comportati come se lo fossi già”.

Sono del parere che i passi necessari per superare i nostri limiti possono essere: la fissazione degli obiettivi, la forza di volontà nel perseguirli, la motivazione a riuscire, l'entusiasmo e l'anticipazione mentale del risultato che raggiungeremo.

Pensare di potercela fare a raggiungere un obiettivo, e coltivare nel nostro cuore pensieri positivi in tal senso, ci consente maggiormente di focalizzare la nostra attenzione sul risultato e, conseguentemente, di riuscire meglio nelle nostre imprese.

Credo sia questo l'atteggiamento vincente che ci permette di superare le sfide, facendo ricorso alle nostre capacità.

I tuoi unici limiti sono quelli che crei nella mente o che ti lasci imporre dagli altri!” 
Og Mandino

Al fine di superare i nostri limiti occorre talvolta cambiare quello che pensiamo e ciò è spesso molto difficile a livello psicologico.

Quante volte ci autosabotiamo attraverso pensieri negativi e creiamo limiti inesistenti!!!

Indipendentemente da come andrà a finire, dobbiamo imparare ad osare, senza aver paura di sbagliare o di fare una brutta figura.

Non dobbiamo lasciarci demoralizzare dalle difficoltà, dalle avversità, ma impegnarci ad essere positivi e desiderare realmente di raggiungere un nostro obiettivo con tenacia e pazienza.

Le probabilità di fallimento non dovrebbero mai distoglierci dal sostenere una causa in cui crediamo. 
A. Lincoln

E' importante l'allenamento mentale, la capacità di individuare e sviluppare le nostre risorse, la saggezza di comprendere che non esiste coraggio senza paura, e la considerazione dell'eventuale fallimento come punto di partenza per nuovi traguardi.

Su questo argomento, vi invito alla lettura del racconto che segue e che offre utili spunti su cui riflettere.


L'Elefante incatenato

(da: "Déjame que te cuente" di Jorge Bucay - Ed. RBA)

Quando ero piccolo adoravo il circo, ero attirato in particolar modo dall'elefante che, come scoprii più tardi, era l'animale preferito di tanti altri bambini.

Durante lo spettacolo faceva sfoggio di un peso, una dimensione e una forza davvero fuori dal comune... ma dopo il suo numero, e fino ad un momento prima di entrare in scena, l'elefante era sempre legato ad un paletto conficcato nel suolo, con una catena che gli imprigionava una delle zampe. 
Eppure il paletto era un minuscolo pezzo di legno piantato nel terreno soltanto per pochi centimetri. e anche se la catena era grossa mi pareva ovvio che un animale del genere potesse liberarsi facilmente di quel paletto e fuggire.

Che cosa lo teneva legato?

Chiesi in giro a tutte le persone che incontravo di risolvere il mistero dell'elefante; qualcuno mi disse che l'elefante non scappava perché era ammaestrato... allora posi la domanda ovvia: "se è ammaestrato, perché lo incatenano?". Non ricordo di aver ricevuto nessuna risposta coerente.

Con il passare del tempo dimenticai il mistero dell'elefante e del paletto. 
Per mia fortuna qualche anno fa ho scoperto che qualcuno era stato tanto saggio da trovare la risposta: l'elefante del circo non scappa perché è stato legato a un paletto simile fin da quando era molto, molto piccolo.

Chiusi gli occhi e immaginai l'elefantino indifeso appena nato, legato ad un paletto che provava a spingere, tirare e sudava nel tentativo di liberarsi, ma nonostante gli sforzi non ci riusciva perché quel paletto era troppo saldo per lui, così dopo vari tentativi un giorno si rassegnò alla propria impotenza.

L'elefante enorme e possente che vediamo al circo non scappa perché crede di non poterlo fare: sulla sua pelle è impresso il ricordo dell'impotenza sperimentata e non è mai più ritornato a provare... non ha mai più messo alla prova di nuovo la sua forza... mai più!

A volte viviamo anche noi come l'elefante pensando che non possiamo fare un sacco di cose semplicemente perché una volta, un po' di tempo fa ci avevamo provato ed avevamo fallito, ed allora sulla pelle abbiamo inciso "non posso, non posso e non potrò mai".

L'unico modo per sapere se puoi farcela è provare di nuovo mettendoci tutto il cuore... tutto il tuo cuore!"