mercoledì 12 agosto 2015

La vera bellezza del cuore

Angelo dell'Amore
Illustrazione "L'Angelo dell'Amore"

Il cuore più bello

C'era una volta un popolo, da qualche parte nel mondo, che aveva la capacità di vedere dentro l'anima dei propri simili.
Molti, in quel popolo, erano uomini saggi, che sapevano fare tesoro di questa dote speciale.
Ma erano anche loro uomini.
Anche loro, molte volte, si comportavano in modo stolto ed arrogante.
Un giorno, un giovane cominciò ad urlare a gran voce, in mezzo a una piazza gremita di persone: diceva di avere il cuore più bello del mondo, o quantomeno della vallata.
Tutti quanti, servendosi del loro dono, glielo ammiravano: era davvero perfetto, senza alcun minimo difetto. 
Erano tutti concordi nell'ammettere che quello era proprio il cuore più bello che avessero mai visto in vita loro, e più lo dicevano, più il giovane s'insuperbiva e si vantava di quel suo cuore meraviglioso.
All'improvviso spuntò fuori dal nulla un vecchio, che emergendo dalla folla disse: "Beh, a dire il vero... il tuo cuore è molto meno bello del mio."
Quando lo mostrò, aveva puntati addosso gli occhi di tutti: della folla, e del ragazzo.
Certo, quel cuore batteva forte, ma era ricoperto di cicatrici.
C'erano zone dalle quali erano stati asportati dei pezzi, rimpiazzati con altri, ma non combaciavano bene, così il cuore risultava tutto bitorzoluto.
Per giunta, era pieno di grossi buchi dove mancavano interi pezzi.
Così tutti quanti osservavano il vecchio, colmi di perplessità, domandandosi come potesse affermare che il suo cuore fosse bello.
Il giovane guardò com'era ridotto quel vecchio e scoppiò a ridere: "Starai scherzando!", disse. "Confronta il tuo cuore col mio: il mio è perfetto, mentre il tuo è un rattoppo di ferite e lacrime."
"E' vero!", ammise il vecchio.
"Il tuo ha un aspetto assolutamente perfetto, ma non farei mai cambio col mio. Vedi, ciascuna ferita rappresenta una persona alla quale ho donato il mio amore: ho staccato un pezzo del mio cuore e gliel'ho dato, e spesso ne ho ricevuto in cambio un pezzo del loro, per colmare il vuoto lasciato nel mio. Ma, certo, ciò che dai non è mai esattamente uguale a ciò che ricevi e così ho qualche bitorzolo, a cui però sono affezionato: ciascuno mi ricorda l'amore che ho condiviso.
Altre volte invece ho dato via pezzi del mio cuore a persone che non mi hanno corrisposto: questo ti spiega le voragini.
Amare è rischioso, certo, ma per quanto dolorose siano queste voragini che rimangono aperte nel mio cuore, mi ricordano sempre l'amore che ho provato anche per queste persone... e chissà? Forse un giorno ritorneranno, e magari colmeranno lo spazio che ho riservato per loro. Comprendi, adesso, perchè il mio cuore è più bello?"
Il giovane era rimasto senza parole, e lacrime copiose gli rigavano il volto, ora che aveva compreso. E si vergognò. Prese un pezzo del proprio cuore, andò incontro al vecchio, e gliel'offrì con le mani che tremavano.
Il vecchio lo accettò, lo mise nel suo cuore, poi prese un pezzo del suo vecchio cuore rattoppato e con esso colmò la ferita fresca rimasta aperta nel cuore del giovane.
Ci entrava, ma non combaciava perfettamente, faceva un piccolo bitorzolo.
Il giovane guardò il suo cuore, che non era più "il cuore più bello del mondo", eppure lo trovava più meraviglioso che mai: perché l'amore del vecchio ora scorreva dentro di lui.
Da una storiella indiana


Riflettendo su questo significativo e commovente racconto, comprendiamo quanto è importante la nostra interiorità.

Non dovremmo mai rimanere all'apparenza, ma scendere nel profondo della nostra anima.

Che grande vittoria il passaggio dalla superficialità alla ricchezza interiore!

Non dovremmo mai fermarci alla mera esteriorità ma riconoscere noi stessi negli altri, aprire loro il nostro cuore e permettere che sia sempre colmo d'amore. 

La capacità di fare del bene agli altri rappresenta la nostra vera ricchezza: non chiudiamoci nell'indifferenza, nell'egoismo, ma alimentiamo la nostra esistenza con quei valori etici che ci fanno aprire all'altro, che fanno sorgere dentro di noi il desiderio di sentirci utili e disponibili ad aiutare.

Come scriveva Amadeus Voldben: "La chiave della vita, la chiave che apre tutte le porte è l'Amore.
Amore è forza che tiene unita la vita, è legame che sostiene il tutto come unico corpo. Senza l'Amore la vita sarebbe impossibile. 
Come le pietre senza cemento cadono in macerie al primo urto, così le opere dell'uomo rette dall'egoismo e prive dell'amore. 
Solo l'amore è cemento che tiene unite tutte le cose in legame indistruttibile".

Non siamo soli. Tanto possiamo fare per gli altri! Il nostro cuore diventa bello se siamo in grado di dare un po' del nostro tempo, consigli, solidarietà, incoraggiamento. 

Pensiamo alla gioia di aver fatto sorridere una persona afflitta, di aver dato una speranza, di aver sollevato un animo depresso!

La vera nostra gioia interiore è la sensazione di soddisfazione e di pace che proviamo quando prestiamo il nostro aiuto a chi soffre e cogliamo in lui un miglioramento delle sue condizioni.

"L'oro della nostra vita è la nostra interiorità, profonda, inafferrabile, difficile da esplorare e da sottrarre al nostro io, anche perché è la cosa che più di ogni altra ci permette di vivere."
Anonimo

Non lasciamoci trasportare da ciò che è effimero, superfluo e ricordiamoci sempre che la vera bellezza è la purezza del nostro cuore: non è ciò che riceviamo ad arricchirci ma ciò che doniamo con gioia, disinteressatamente! 

L'augurio che rivolgo a me stessa e a tutti voi: l'amore stimoli sempre ogni pensiero e sentimento, da cui derivino le nostre parole ed azioni!

Raffaella Rosati

domenica 12 luglio 2015

Il potere del pensiero

Josephine Wall
Illustrazione di Josephine Wall

Un uomo camminava per un sentiero di campagna, quando sul margine di esso, tra l’erba, scorse qualcosa, forse un sasso, dalla forma strana: “E’ un serpente”, pensò.
Il serpente si srotolò, scattò e lo morse a morte.
Un altro pellegrino camminava per quel sentiero, anche lui scorse il sasso dalla forma strana: “E’ un uccello”, pensò.
In un frullo d’ali, l’uccello volò via.
Un automobilista restò con una gomma a terra su una strada buia e solitaria. Scese dall’auto, ma si accorse di non avere in macchina il crick. 
Stava per lasciarsi prendere dalla disperazione, quando vide un lumicino in lontananza: era una casa colonica.
Si avviò a piedi in quella direzione, e intanto cominciò a rimuginare: “E se nessuno venisse ad aprire?”, “E se non avessero un crick ?”, “E se quel tizio non me lo volesse prestare anche se ce l’ha?"  
A ogni angosciosa domanda la sua agitazione cresceva, e quando finalmente raggiunse la casa colonica, e il contadino gli aprì, era talmente fuori di sé che gli sferrò un pugno gridando: “Tieniti pure il tuo schifoso crick!”.
Ti piaccia o no, sono i tuoi pensieri a tracciare la rotta del viaggio che si chiama vita. Se hai in mente la depressione e il fallimento, è lì che ti troverai. Se pensi di essere goffo e sgradevole, così ti comporterai. Dì ad un ragazzo che è stupido, lo diventerà.
Bruno Ferrero

Trovo decisamente significativo questo racconto. 

Se riflettiamo, il potere di influire sul nostro stato d'animo risiede nella nostra mente.

Partiamo dal presupposto che non sempre abbiamo il controllo di ciò che accade intorno a noi ma, con la forza della volontà, possiamo modificare il nostro approccio mentale verso gli avvenimenti cui non siamo in grado di dare altro esito.

Gli imprevisti, i momenti bui purtroppo possono capitare, ma sta a noi mantenere sempre la lucidità mentale per fronteggiarli.

Salutare è allenarci a non pensare immediatamente al peggio, ma impegnarci ad osservare la realtà da diverse prospettive, senza ingigantire i problemi, che  devono essere percepiti e valutati per quello che sono, al fine di trovare la via per superarli.

La giusta soluzione è sforzarci di rimanere sintonizzati sulla positività anche quando le cose non vanno per il verso giusto, al fine di non aggravarle. 

I nostri pensieri e le nostre emozioni influenzano la nostra realtà attuale e futura.

E' buona abitudine allenarci a pensare positivamente, alimentando la nostra mente con pensieri incoraggianti, costruttivi e nutrendo il nostro animo con l'umorismo al fine di salvaguardare la nostra salute psico fisica.

Ciò si rende necessario al fine di non paralizzarci rimanendo incatenati in ciò che, non solo non ci permette di aiutarci, ma che, anzi, ci logora interiormente, creando fantasmi inesistenti.

Limitare il più possibile gli stati d’animo distruttivi significa tutelare la nostra salute.

Non dobbiamo lasciarci intrappolare dalla suggestione considerando il problema più grande di quello che realmente è!

E' fondamentale astenerci dal reagire come automi agli stimoli esterni ed impegnarci ad agire razionalmente.

Nulla deve avere il potere di sottrarci la nostra pace interiore se noi non lo permettiamo.

Troppo spesso il nostro modo di pensare è dettato da paura, insicurezze, suggestioni, condizionamenti radicati dall'infanzia che ci portano ad una percezione completamente distorta della realtà e ci fanno vivere in un incubo creato dalla nostra mente, prigioniera della nostra fervida immaginazione.

Se la nostra sensibilità è talmente spiccata da farci ingigantire i fatti, è necessario, anche se arduo, compiere grandi sforzi, al fine di modificare il nostro deleterio atteggiamento mentale. 

Le buone abitudini possono sostituire quelle vecchie, se praticate con impegno e perseveranza.

E' importante imparare, qualora non sia una nostra predisposizione, a modificare il nostro pessimistico modo di pensare, causa di forti angosce, spesso esagerate. 

Per liberarci dalle emozioni negative sembra che il segreto sia focalizzare la nostra attenzione sulle emozioni positive che abbiamo vissuto e che sono in grado di suscitare in noi senso di benessere e di serenità interiore.

I nostri pensieri sono potenti, creano la nostra realtà ed influiscono sulla nostra salute. 

Da qui la necessità di sforzarci ad affrontare le prove della vita senza aggravarle con il nostro atteggiamento esagerato e talvolta davvero controproducente.

Raffaella Rosati

venerdì 12 giugno 2015

Il sentiero del cuore

Il giardino dell'Eden di  Thomas Kinkade
Il giardino dell'Eden di Thomas Kinkade

Il nostro modo di vivere è sempre più concitato e caotico. Spesso si è presi dall'inquietudine, dalla frustrazione e ci si sente insoddisfatti e stressati.

Generalmente siamo soliti attribuire la ragione del nostro malessere e dello stress a svariate cause ed a tutto ciò che si trova al di fuori di noi: l'essere amareggiati per la mancanza o per la precarietà del lavoro o per i suoi ritmi incalzanti, l'essere esausti per le nevrosi delle persone con cui entriamo in contatto, per il traffico, per i continui impegni da assolvere, per le decisioni da assumere, per la burocrazia, etc...

Nella nostra frenetica società avvertiamo sempre più la necessità di raggiungere la pace e la serenità interiore. 

Ma come facciamo se non siamo in grado di ritagliarci un attimo per entrare in contatto con noi stessi, per ascoltare le nostre sensazioni, per riflettere?

Nel frastuono della quotidianità rischiamo di dimenticare quel valore non negoziabile che, invece, dovrebbe avere la priorità nelle nostre scelte esistenziali: la nostra anima.

Proprio questa rappresenta la nostra vera ricchezza! Dio, infatti, dimora sul fondo della nostra anima.

"Chi è in sintonia con se stesso è capace di creare armonia anche attorno a sé."
Anselm Grün

"Ogni nostro disagio non è altro che la voce inascoltata dell'anima che vuole farci ritrovare la nostra unicità, il nostro destino. 
Allora quando arrivano l'attacco di panico, la depressione, i disturbi psicosomatici dobbiamo soltanto chiederci: quale strato profondo di me vogliono portare alla luce? 
Per guarire dobbiamo cambiare il nostro modo di vedere il mondo: diventare più misteriosi, più incerti, imparare ad amare gli imprevisti, ascoltare sempre meno il parere degli altri, affidarci sempre più al lato oscuro e quindi alla vita.
Diventare più saggi, di quella saggezza che non viene dal sapere razionale, ma semplicemente dallo stare nelle cose, così come sono: chi impara a stare bene non ha la velleità di cambiare il mondo. 
Fidarci di quel luogo oscuro che chiamiamo "anima". 
Che cosa dobbiamo temere se qualcuno guida la nostra esistenza?"
Raffaele Morelli

"La felicità è dentro di te. Non devi raggiungerla attraverso le cose esteriori, ma sintonizzandoti con te stesso. 
Si è felici quando si raggiunge l'armonia interiore, che inevitabilmente si riversa anche al di fuori di sé."
Anselm Grün

Dovremmo interiorizzare che il segreto della vera tranquillità consiste nel guardare anzitutto dentro di noi, nel profondo del nostro spirito.

Senofonte affermava: "La vera ricchezza è nell'anima".

"L'anima sa sempre dove portarci: dobbiamo fidarci di lei e delle immagini che ci manda... Anche se non ce ne accorgiamo, c'è una voce nascosta che ci dice incessantemente: fidati di te".
Raffaele Morelli

"L’anima somiglia ad una perla preziosa, è la vera ricchezza, il vero Sé... Così faccio bene a tornare sempre a porgere l’orecchio alla mia anima, a tornare sempre a essere in contatto con lei, a tornare sempre a darle interiormente il permesso di plasmare la mia vita. 
Posso confidare nel fatto che mi sosterrà e mi condurrà nel fronteggiare la mia esistenza."
Anselm Grün 

Se riflettiamo, constatiamo che la bellezza con gli anni sfiorisce, i beni materiali sono soggetti a furti, mentre l’anima può restare bella ed è un nostro tesoro che nessuno può portarci via.

Considerando l'anima come la nostra ricchezza, comprendiamo che ognuno di noi dovrebbe essere la fonte primaria del proprio benessere, in modo da non dover dipendere da nessuno e da nulla, diventando il miglior amico di se stesso.

Un salutare esempio ci viene comunicato dai monaci che, ispirando la loro vita alla spiritualità biblica, ai Padri del deserto ed alla regola benedettina (Ora et labora), ci insegnano a vivere in serenità conservando nel nostro cuore la pace che ci aiuta a non disperdere inutilmente energie e, conseguentemente, a non logorarci sul piano psico - fisico.

Nel Vangelo di Luca, Gesù dice: «Siate misericordiosi, com'è misericordioso il Padre vostro» (Le 6,36). 
Essere misericordiosi vuol dire però essere buoni con se stessi, avere un cuore per il misero che è in noi, per il debole e il reietto. 
Essere buoni con se stessi è semplicemente un sinonimo di quella misericordia che, tanto secondo il Vangelo di Matteo («Voglio misericordia, non sacrifici») quanto secondo quello di Luca, caratterizza la persona di Gesù e dovrebbe essere anche l'atteggiamento del cristiano. 
Gesù dice anche: «Ama il prossimo tuo come te stesso». 
Posso amare l'altro soltanto se amo me stesso... Ma che cosa significa, in concreto, «essere buoni con se stessi»? Essere buoni con se stessi significa sostanzialmente accettare la propria esistenza, perché solo così si può cambiare e crescere. Essere buoni con se stessi non significa quindi rimanere immobili. 
Al contrario, ho fiducia che il buono che c'è in me si manifesti sempre di più. Ma perché ciò accada devo darmi limiti ben precisi, il che non significa però che io debba essere implacabile con me stesso.
Anselm Grün

"Quando siamo amareggiati diffondiamo amarezza intorno a noi, e quando è buio dentro di noi anche il mondo che ci avvolge diventa oscuro.
Tu sei chiamato a rischiarare il mondo."
Anselm Grün

Dovremmo diventare più consapevoli e presenti, facendoci guidare dall’amore, sviluppare la nostra forza interiore ed essere grati per tutto. 

Il potere della gratitudine è, infatti, immenso: ci dona pace interiore e ci permette di accorgerci e di apprezzare tutte le bellezze che ci accadono ogni giorno e di provare gioia. 

Proprio su questo tema, trovo molto significativo il testo che sono lieta di riportare qui di seguito e che offre spunti su cui fermarsi a riflettere.


I tre Sentieri

Ognuno di noi ricerca qualcosa nel suo cammino, sempre.

C'è chi cerca la ricchezza materiale, per potersi sentire al sicuro, per crearsi un futuro fatto di potere e di felicità.

C'è chi cerca l'amore degli altri, quella composta da una famiglia, quella che ti aiuta a sentirti meglio con il mondo, perché ti senti "normale", ti vedi come gli altri ti vorrebbero vedere.

Infine c'è chi cerca la pace interiore, la ricchezza dell'anima, la serenità della mente. Solitamente queste persone rimangono sole.

Ora ti starai chiedendo quale delle tre stai seguendo tu, oppure quale di questi tre cammini vorresti seguire.

Ebbene ti posso dire che nel primo caso, quello più ambito, quello dove ti senti arrivato, padrone di te stesso, non sei altro che un pupazzo nelle mani del sistema o società, o meglio ancora vivi in una prigione dalla quale non puoi fuggire. Lo chiameremo "il sentiero della mente".

Nel secondo caso, quello più popolato, si vive la vita degli altri, si cammina in un sentiero dove non c'è più terra da esplorare, dove i tuoi occhi vedono altre orme e le seguono, quello è "il sentiero della paura".

Infine c'è colui che ricerca se stesso, un miserabile per il sistema, un essere che non ha ambizioni, privo di ogni responsabilità verso le cose comuni. 

Pericoloso e allo stesso tempo insignificante, per chi percorre il sentiero della mente. Visto con compassione per coloro che percorrono il sentiero della paura, ma per qualcuno di loro guardato con ammirazione, ma sempre a distanza. Questo lo chiameremo "il sentiero del cuore".

A questo punto dovresti aver scelto il tuo cammino, ora conosci i tre sentieri che ognuno di noi percorre, senza esclusioni.

L'uomo rispose dopo alcuni secondi con molta determinazione: "Scelgo il terzo sentiero!"

Lo sciamano lo guardò e sorridendo appena chiese il motivo della sua scelta. 

"Perché ho conosciuto tutti e tre i cammini che hai appena citato. Ho stretto la mano a tutti i e tre i sentieri, ma solo uno mi ha abbracciato, ho pianto in tutti e tre i sentieri, ma solo uno mi ha insegnato qualcosa, ho cercato la pace in tutti e tre i sentieri, ma solo uno me l'ha data e solo uno mi ha portato qui davanti a te. Per questo ho compreso che non sei mai solo se segui il cammino del cuore"!

M. Maini, L'ultimo frammento di realtà

martedì 12 maggio 2015

L'innamoramento è amore?

Fiori innamorati

Quante volte ci si innamora più dell’immagine che ci creiamo nella nostra mente piuttosto che della persona reale!

Quante volte si tende a proiettare sul partner pensieri ed aspetti che appartengono solo a noi stessi!

Molto frequentemente ci si accorge come numerose persone siano innamorate dell'idea di amore e siano in coppia solo per abitudine o per il timore di restare sole o per bisogno d'affetto. Niente di più sbagliato!

Per poter vivere una vita sentimentale appagante è necessario non perdere il contatto con la realtà e non nutrire aspettative esagerate nei confronti dell’altro. 

Occorre essere consapevoli che non esiste il partner ideale, ma la persona con cui ci sentiamo in sintonia, con cui condividiamo maggiori interessi e con cui entriamo più agevolmente in empatia. 

Quando c'è capacità di ascolto, sensibilità, immedesimazione, probabilmente ci possono essere le basi per una relazione duratura di complicità. 

Deve esserci l'impegno reciproco affinché si possa conseguire stabilità, armonia, ed instaurare un feeling speciale.

L’importante è non dare mai nulla per scontato: il rapporto di coppia va alimentato ogni giorno come una pianta che per svilupparsi ha necessità di cure.

E' bello crescere insieme continuamente, parlarsi ogni giorno, esprimere con parole ed azioni ciò che si prova, ridere insieme, cercare di trovare il lato positivo anche in situazioni non favorevoli, mantenere vivo il proprio bambino interiore, allenarsi alla comprensione, alla flessibilità, alla pazienza, al perdono, ascoltarsi senza pronunciare giudizi.

In una relazione è basilare il rispetto della propria personalità e dei propri spazi, l'accettazione reciproca senza la pretesa di voler cambiare gli aspetti che non ci piacciono, la reciproca accoglienza dei bisogni dell’altro senza perdere il rispetto dei propri.

Sono del parere che in una relazione d'amore sia salutare aspettarsi solo ciò che è ragionevole non pretendendo la perfezione, coltivare la tenerezza, condividere speranze, successi, paure, eventuali fallimenti, rimanendo sempre totalmente se stessi e mantenendo reciprocamente i propri spazi di libertà.

Forse potremmo definire l'innamoramento come lo stadio iniziale di una potenziale relazione caratterizzato da irrazionalità, dall'idealizzazione dell'altro con la conseguente scomparsa dei lati negativi e potremmo considerare l'amore come un sentimento pacato e consapevole che presuppone una visione più obiettiva dell'altro, la non idealizzazione ma la presa di consapevolezza delle cose comuni e la volontà di intraprendere un cammino insieme.

Sono lieta di invitarvi alla lettura del seguente interessante testo che offre utili spunti di riflessione. 


Cos'è l'amore?

Già, l’amore!  Come si distingue da altri sentimenti d’affetto?
L’amore non è emozione.
Le emozioni vanno e vengono, sono soggette alle situazioni, hanno degli alti e bassi.
L’amore segue ritmi completamente diversi, è costante, è un sintonizzarsi con sé stessi. 
Le emozioni, legate all’innamoramento passano, mentre l’amore  resta.
Le emozioni sono proprie di una fase che precede l’amore e che si chiama innamoramento, inteso come precisa volontà e disposizione a lasciarsi inondare dalle emozioni che l’altra persona riesce a trasmettere. 
L’innamoramento è una “meravigliosa malattia” che mette tutto il corpo in movimento: agitazione, insonnia, perdita dell’appetito. C’è il bisogno di raccontarsi all’altro, in un incontro che si rinnova nel tempo e si adatta alla varie situazioni, dove possono alternarsi piaceri e dolori, desiderio e rifiuto, unione e separazione.
Ma l’amore è un’altra cosa! Esso vibra con le emozioni senza lasciarsi coinvolgere, ama la realtà così com’è, ha la capacità di conoscere tutti i difetti di un partner e di continuare ad amarlo. E’ un’energia priva di passioni o antipatie che conoscendo il partner nella sua interezza diventa una forza  incredibile.
L’amore è dunque un sentimento che si traduce con la sensazione di essere completi e colmi, in pace con noi stessi; esso si rivolge al proprio essere nella stessa misura in cui si rivolge agli altri.
Se amiamo non saremo vittime o martiri, ma semplicemente felici, perché l’amore non conosce altruismo come non conosce egoismo: li accetta entrambi!
Accettare gli altri va di pari passo con l’accettare sé stessi, stare bene con gli altri è più facile per chi sa stare bene anche da solo.
In sostanza esso è la cornice della consapevolezza all’interno della quale la nostra solitudine può trasformarsi in un profondo “stare bene con noi stessi” che, una volta conosciuto, può essere anche condiviso.
Un buon rapporto con sé stessi prelude quindi una relazione autentica con l’altro, in un vicendevole conoscersi che è fondamentale per non creare una “illusione d’amore”.
Spesso confondiamo l’amore con le aspettative che abbiamo dentro. Siamo lontani dall’amore!
Esso non è qualcosa che possiamo aspettarci di ricevere perché l’abbiamo già in noi.
Il formarsi del legame affettivo implica una comunicazione reciproca, implica l’essere riconoscenti, accarezzati, guardati, ascoltati. In questa dimensione esistenziale la relazione amorosa è la più profonda, intima, vitale occasione di crescita e di comunicazione che la vita ci offre.
Possiamo allora dire che l’amore “abita” dentro di noi, ci fa amare la vita, ci fa conoscere meglio noi stessi, e ci fa avvicinare all’altro con grande rispetto.
L’amore, dunque, va vissuto come espressione della gioia di vivere, come rapporto felice tra noi, gli altri e il mondo.

Dr. Francesco Anello

domenica 12 aprile 2015

Il valore del matrimonio nella Fede Cristiana

Hilary Eddy Painting
Dipinto di Hilary Eddy

Lettera d’amore di Dio agli sposi
Dice Dio:
La creatura che hai al tuo fianco, emozionata, è mia. 
Io l’ho creata. 
Io le ho voluto bene da sempre, ancor prima di te e ancor più di te. 
Per lei non ho esitato a dare la mia vita. 
Ho dei grandi progetti per lei. Te la affido. 
La prendi dalle mie mani e ne diventi responsabile. 
Quando l’hai incontrata l’hai trovata bella e te ne sei innamorato. 
Sono le mie mani che hanno plasmato la sua bellezza; è il mio cuore che ha messo dentro di lei la tenerezza e l’amore; è la mia sapienza che ha formato la sua sensibilità e la sua intelligenza e tutte le qualità belle che hai trovato in lei. 
Devi impegnarti a rispondere ai suoi bisogni, ai suoi desideri. 
Ha bisogno di serenità e di gioia, di affetto e di tenerezza, di piacere e di divertimento, di accoglienza e di dialogo, di rapporti umani, di soddisfazione nel lavoro e di tante altre cose. 
Ma ricorda che ha bisogno soprattutto di Me e di tutto ciò che aiuta e favorisce questo incontro con Me: la pace del cuore, la purezza dello spirito, la preghiera, la parola, 
il perdono, la speranza e la fiducia in Me, la Mia Vita. 
Sono Io e non tu il principio e il fine di tutta la sua vita. 
Facciamo un patto tra noi: la ameremo insieme. 
Io la amo da sempre. 
Sono Io che ho messo nel tuo cuore l’amore per lei. 
Volevo affidarla a qualcuno che se ne prendesse cura, ma volevo anche che lei arricchisse con la sua bellezza e la sue qualità la tua vita. 
Per questo ho fatto nascere nel tuo cuore l’amore per lei. 
Era il modo più bello per dirti: “Eccola , te la affido”. 
E quando tu le hai detto: “Prometto di esserti fedele, di amarti e di rispettarti per tutta la vita”, è stato come se mi rispondessi che sei lieto di accoglierla nella tua vita e di prenderti cura di lei. 
Da quel momento siamo in due ad amarla. Dobbiamo però metterci d’accordo. 
Non è possibile che tu la ami in un modo e Io in un altro. 
Devi avere per lei un amore simile al mio, devi desiderare per lei le stesse cose che Io desidero. 
Non puoi immaginare nulla di più bello e gioioso per lei. 
Ti farò capire poco alla volta quale sia il modo di amare, e ti svelerò quale vita ho sognato e voluto per questa creatura. 
Mi rendo conto che ti sto chiedendo molto. 
Pensavi che questa creatura fosse tutta e solo tua, e ora invece hai l’impressione che Io ti chieda di spartirla con Me. 
Non è così. 
Al contrario, Io sono colui che ti aiuta ad amarla appassionatamente. 
Per questo desidero che nel tuo piccolo amore ci sia il mio grande amore. 
E’ questo il mio dono di nozze: un supplemento di amore che trasforma il tuo amore di creatura e lo rende capace di produrre le opere di Dio nella persona che ami. 
Sono parole per te misteriose, ma le capirai un poco alla volta. 
Ti assicuro che non ti lascerò mai solo in questa impresa. 
Io sarò sempre con te e farò di te lo strumento del mio amore, della mia tenerezza. 
Continuerò ad amare la mia creatura attraverso i tuoi gesti d’amore, di attenzione, di impegno, di perdono, di dedizione. 
Se vi amerete in questo modo, la vostra coppia diventerà come una fortezza che le tempeste della vita non riusciranno mai ad abbattere. 
Un amore costruito sulla Mia Parola è come una casa costruita sulla roccia: nessuna vicenda potrà distruggerla. 
Ricordatelo, perché molti si illudono di poter fare a meno di Me, ma se Io non sono con voi nell’edificare la casa della vostra vita e del vostro amore, vi affaticherete invano. 
Se vi amerete in questo modo diverrete forza anche per gli altri. 
Oggi si crede poco nell’amore vero, quello che dura per sempre, e che offre la propria vita all’amato. 
Si cercano più emozioni amorose che l’Amore. 
Se voi saprete amarvi come Io vi amo, con una fedeltà che non viene mai meno, sarete una speranza per tutti, perché vedranno che l’amore è una cosa possibile! 
Padre Giordano Muraro

Trovo che questo testo sia veramente emozionante, meraviglioso, ed esprima perfettamente il significato della Parola di Dio sul matrimonio.
Nel pensiero di Dio, infatti, il matrimonio è un progetto: l’uomo e la donna sono a Sua immagine e sono stati creati perché si incontrino ed affrontino insieme l’avventura della vita.
Il "sì" che gli sposi si rivolgono reciprocamente il giorno del matrimonio è anche nei confronti di Dio.
Il significato del "sì" è: "Accetto di amarti per sempre, secondo il piano di Dio sul matrimonio e la famiglia".
È scritto nella Bibbia, in Matteo 19:5,6 (TILC) : “Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due saranno una cosa sola. 
Così essi non sono più due ma un unico essere. Perciò l’uomo non separi ciò che Dio ha unito.”
Il matrimonio secondo la Bibbia è un rapporto di amore che si fonda sulla Totalità (l’amore di Dio è totale), sull'Unicità (l’amore di Dio è unico), sulla Tenerezza (l’amore di Dio è tenerezza,  misericordia), sulla Fedeltà (l’amore di Dio è fedele).
Il matrimonio è un cammino infinito ed il modello che la Bibbia ci offre dell’amore è Gesù sulla Croce.
La Parola della Croce ci dice che l’amore non ha limiti, o, se vogliamo fissare un limite, il limite è dare la vita, come Gesù, per la persona che ami.

mercoledì 11 marzo 2015

Grazie di tutto quello che fai per me

Vie Dunn-Harr painting

La gratitudine è quel sentimento di riconoscenza verso il nostro prossimo che ci fa sentire considerati, rispettati, amati.

Essa dovrebbe rappresentare una manifestazione del tutto naturale del nostro essere e dovrebbe nascere innanzitutto nel contesto famigliare, nei confronti dei nostri genitori, parenti, senza considerare un atto dovuto le loro premure, i sacrifici, le attenzioni.

Consideriamo che i genitori ci hanno donato quanto di più bello, importante ed anche impegnativo esista: la vita!

E' importante imparare ad essere grati, sin da bambini, e considerare che nulla ci è dovuto.

Dovrebbe essere normale prendere coscienza ed apprezzare tutto ciò che riceviamo ed abbiamo avuto in dono, come i sacrifici sopportati dai nostri genitori per assicurarci il meglio.

La gratitudine dovrebbe semplicemente rappresentare un nostro atto di gentilezza, di stima, di affetto, e non c'è cosa più bella nell'esternare ciò che proviamo. 

Troppo frequentemente, da giovani, siamo piuttosto indifferenti alle premure dimostrateci dai nostri genitori, per poi comprendere, solo in età adulta, quanto tempo abbiamo perso a non manifestare la nostra riconoscenza con un gesto d'affetto, dolci attenzioni, la parola dolce al momento giusto. Spesso comprendiamo le nostre mancanze quando è troppo tardi.

Dovremmo sempre essere loro grati per tutto ciò che hanno fatto, anche se eventualmente hanno commesso errori. Non possiamo pretendere la perfezione: essi sono esseri umani e, come tali, non sono perfetti, come del resto non possiamo esserlo neanche noi.

Non dovremmo mai dimenticare di dire loro che sono importanti per noi e dimostrarglielo.

Se coltiviamo il senso della gratitudine sin da giovanissimi possiamo vivere molto meglio dal punto di vista psico-fisico, essere più felici,  sereni, soddisfatti, rispettosi nei confronti degli altri, dell'ambiente, della vita stessa. 

Ricerche mediche hanno dimostrato che la gratitudine fa bene al sistema immunitario, contribuisce a creare serenità interiore,  alimenta pensieri positivi e consente di fronteggiare le difficoltà della vita con un atteggiamento proattivo, di fiducia e di ottimismo. 

Esprimere sincera riconoscenza migliora in termini di affetto, rispetto e sintonia, il rapporto con il nostro prossimo, e non è mai a senso unico: essa è benefica per chi la pratica e per chi la riceve, in quanto ci pone sullo stesso piano, facendoci comprendere che siamo uniti e che ognuno di noi è stato creato per apportare qualcosa di unico ed importante all'altro.

E' opportuno apprezzare ciò che c'è nella nostra esistenza, senza sottolineare ciò che manca, ringraziare di cuore e non rimandare a domani ciò che possiamo esprimere adesso.

Perché rinviare di gratificare la persona che ci dona il suo affetto, amore e che sarebbe lietissima di sapere che apprezziamo quanto fa per noi?

In proposito, sono lieta di riportare, qui di seguito, un prezioso testo sulla gratitudine provata da un figlio nei confronti della sua mamma. 


QUANDO PENSAVI CHE NON TI VEDESSI

"Quando pensavi che non ti vedessi, ti ho visto appiccicare il mio primo disegno sul frigorifero, e mi è venuta subito voglia di farne un altro.

Quando pensavi che non ti vedessi, ti ho visto sistemare e mettere in ordine la nostra casa perché fosse gradevole abitarci, e ho capito che le piccole cose sono le cose speciali nella vita.

Quando pensavi che non ti vedessi, ti ho sentito pregare Dio e ho imparato che esiste qualcuno con cui parlare e in cui avere fiducia.

Quando pensavi che non ti vedessi, ti ho visto preoccuparti per i tuoi amici, sani e malati, e ho capito che tutti dobbiamo aiutarci e occuparci l'uno dell'altro.

Quando pensavi che non ti vedessi, ti ho visto dare il tuo tempo e i tuoi soldi per aiutare persone che non hanno nulla, e ho capito che quelli che hanno qualcosa devono condividerlo con chi non ce l'ha.

Quando pensavi che non ti vedessi, ti ho sentito darmi un bacio di notte, e mi sono sentito amato e sicuro.

Quando pensavi che non ti vedessi, ti ho visto occuparti della nostra casa e di tutti noi che ci viviamo, e ho imparato ad avere cura di tutto quello che ci viene dato.

Quando pensavi che non ti vedessi, ho visto che ti assumevi le tue responsabilità anche quando non ti sentivi bene, e ho imparato che devo essere responsabile.

Quando pensavi che non ti vedessi, ho visto le lacrime scendere dai tuoi occhi, e ho imparato che qualche volta le cose fanno male e che piangere va bene.

Quando pensavi che non ti vedessi, ho visto quanto sono importante per te e ho deciso di diventare tutto ciò che riuscirò a diventare.

Quando pensavi che non ti vedessi, ho imparato quasi tutte le lezioni della vita che devo conoscere per essere una persona buona e positiva.

Quando pensavi che non ti vedessi, ti ho visto e avrei voluto dirti: GRAZIE PER TUTTE LE COSE CHE MI HAI FATTO VEDERE QUANDO PENSAVI CHE NON TI VEDESSI. "

Tratto da: Pnl con i bambini, giuda per genitori, E. de la Parra Paz

Dipinto: Vie Dunn-Harr

lunedì 16 febbraio 2015

Guardiamoci allo specchio prima di criticare

Artista Egidio Antonaccio

“Non criticare ciò che non puoi capire.”
Bob Dylan

Non si può giudicare l'intera vita di un uomo senza conoscerne la sua storia o essendo al corrente di un solo piccolissimo frammento.

Troppo frequentemente accade che siamo portati a criticare senza essere sufficientemente informati sulle persone o sui fatti e ci creiamo delle idee, delle percezioni distorte della realtà.

E' necessario avere il senso di autocritica perché spesso vediamo la pagliuzza nell'occhio del vicino e non ci accorgiamo della trave presente nel nostro occhio.

Non dovremmo mai farci ingannare dall'apparenza. Ciò che dovremmo riuscire a fare è ascoltare e leggere l'anima, guardando oltre.

Anziché criticare gli altri dovremmo immedesimarci in loro, chiedendoci come ci saremmo noi stessi comportati nelle loro esatte condizioni (che quasi mai conosciamo completamente).

“Lascia che il miglioramento e la rifinitura della tua stessa vita ti tenga così occupato da avere poco tempo per criticare gli altri.” 
H. Jackson Brown JR

Dovremmo soffermarci a pensare alle nostre debolezze, ai nostri errori, ed immaginarci come potremmo sentirci se qualcuno ci giudicasse con superficialità e senza conoscere i fatti.

Mai pensare male o fare agli altri ciò che non vorremmo loro pensassero e facessero a noi! 

Sicuramente è più agevole giudicare gli altri che mettere in analisi noi stessi, ma dobbiamo astenerci dall'assumere il ruolo di giudici che non ci compete assolutamente.

“Bisognerebbe fare un lungo esame di coscienza prima di pensare a criticare gli altri.” 
Molière

Non dobbiamo pretendere troppo dagli altri e considerare che nessuno di noi è perfetto. Questo atteggiamento ci consente di apprezzare quanto di bello le persone fanno e di non giudicarle con superficialità per l'inesperienza. 

Dovremmo riflettere sul fatto che ciascuno di noi può offrire il proprio aiuto anziché limitarsi a criticare l'operato altrui.

Constatiamo, infatti, che nel momento in cui ci freniamo dal criticare, permettiamo al nostro self control di rafforzarsi e, conseguentemente, ci alleniamo a diventare comprensivi e compassionevoli. 

C'è da riflettere che se non abbiamo nulla da dire è senz'altro meglio che restiamo in silenzio.

A questo proposito sono lieta di invitarvi alla lettura del testo che segue, del quale possiamo trarre tesoro.


LE LENZUOLA SPORCHE

Una giovane coppia di novelli sposi andò ad abitare in una zona molto tranquilla della città.

Una mattina, mentre bevevano il caffè, la moglie si accorse, guardando attraverso la finestra, che una vicina stendeva il bucato sullo stendibiancheria.
Guarda che sporche le lenzuola di quella vicina! Forse ha bisogno di un altro tipo di detersivo... Magari un giorno le farò vedere come si lavano le lenzuola!

Il marito guardò e rimase zitto.

La stessa scena e lo stesso commento si ripeterono varie volte, mentre la vicina stendeva il suo bucato al sole e al vento.

Dopo un mese, la donna si meravigliò nel vedere che la vicina stendeva le sue lenzuola pulitissime, e disse al marito: Guarda, la nostra vicina ha imparato a fare il bucato! Chi le avrà fatto vedere come si fa?

Il marito le rispose: Nessuno le ha fatto vedere; semplicemente questa mattina, io mi sono alzato più presto e, mentre tu ti truccavi, ho pulito i vetri della nostra finestra!

Così è nella vita! Tutto dipende dalla pulizia della finestra attraverso cui noi osserviamo i fatti. 

Prima di criticare, probabilmente sarà necessario osservare se abbiamo pulito a fondo il nostro cuore per poter vedere meglio. 

Allora vedremo più nitidamente la pulizia del cuore del vicino.

(Autore Anonimo)

Dipinto dell'Artista Egidio Antonaccio

sabato 24 gennaio 2015

Lavorare sulle convinzioni subconscie che ci autolimitano

Giardino Fiorito

Sono le nostre credenze, le nostre convinzioni ed il nostro sistema morale a condizionare la nostra vita: da qui l'importanza di impegnarci a sfruttare i limiti della nostra mente a nostro vantaggio.

Solo liberando la mente da tutto ciò che è limitante, e che ostacola la riuscita di un nostro progetto, possiamo essere in grado di raggiungere la nostra meta.

E' la nostra convinzione a fare la differenza!

Teniamo a mente che i successi ed i fallimenti assumono un peso diverso a seconda di come riusciamo ad interpretarli.

A mio avviso, calzante a questo proposito è l'affermazione: “Se vuoi diventare qualcosa, comportati come se lo fossi già”.

Sono del parere che i passi necessari per superare i nostri limiti possono essere: la fissazione degli obiettivi, la forza di volontà nel perseguirli, la motivazione a riuscire, l'entusiasmo e l'anticipazione mentale del risultato che raggiungeremo.

Pensare di potercela fare a raggiungere un obiettivo, e coltivare nel nostro cuore pensieri positivi in tal senso, ci consente maggiormente di focalizzare la nostra attenzione sul risultato e, conseguentemente, di riuscire meglio nelle nostre imprese.

Credo sia questo l'atteggiamento vincente che ci permette di superare le sfide, facendo ricorso alle nostre capacità.

I tuoi unici limiti sono quelli che crei nella mente o che ti lasci imporre dagli altri!” 
Og Mandino

Al fine di superare i nostri limiti occorre talvolta cambiare quello che pensiamo e ciò è spesso molto difficile a livello psicologico.

Quante volte ci autosabotiamo attraverso pensieri negativi e creiamo limiti inesistenti!!!

Indipendentemente da come andrà a finire, dobbiamo imparare ad osare, senza aver paura di sbagliare o di fare una brutta figura.

Non dobbiamo lasciarci demoralizzare dalle difficoltà, dalle avversità, ma impegnarci ad essere positivi e desiderare realmente di raggiungere un nostro obiettivo con tenacia e pazienza.

Le probabilità di fallimento non dovrebbero mai distoglierci dal sostenere una causa in cui crediamo. 
A. Lincoln

E' importante l'allenamento mentale, la capacità di individuare e sviluppare le nostre risorse, la saggezza di comprendere che non esiste coraggio senza paura, e la considerazione dell'eventuale fallimento come punto di partenza per nuovi traguardi.

Su questo argomento, vi invito alla lettura del racconto che segue e che offre utili spunti su cui riflettere.


L'Elefante incatenato

(da: "Déjame que te cuente" di Jorge Bucay - Ed. RBA)

Quando ero piccolo adoravo il circo, ero attirato in particolar modo dall'elefante che, come scoprii più tardi, era l'animale preferito di tanti altri bambini.

Durante lo spettacolo faceva sfoggio di un peso, una dimensione e una forza davvero fuori dal comune... ma dopo il suo numero, e fino ad un momento prima di entrare in scena, l'elefante era sempre legato ad un paletto conficcato nel suolo, con una catena che gli imprigionava una delle zampe. 
Eppure il paletto era un minuscolo pezzo di legno piantato nel terreno soltanto per pochi centimetri. e anche se la catena era grossa mi pareva ovvio che un animale del genere potesse liberarsi facilmente di quel paletto e fuggire.

Che cosa lo teneva legato?

Chiesi in giro a tutte le persone che incontravo di risolvere il mistero dell'elefante; qualcuno mi disse che l'elefante non scappava perché era ammaestrato... allora posi la domanda ovvia: "se è ammaestrato, perché lo incatenano?". Non ricordo di aver ricevuto nessuna risposta coerente.

Con il passare del tempo dimenticai il mistero dell'elefante e del paletto. 
Per mia fortuna qualche anno fa ho scoperto che qualcuno era stato tanto saggio da trovare la risposta: l'elefante del circo non scappa perché è stato legato a un paletto simile fin da quando era molto, molto piccolo.

Chiusi gli occhi e immaginai l'elefantino indifeso appena nato, legato ad un paletto che provava a spingere, tirare e sudava nel tentativo di liberarsi, ma nonostante gli sforzi non ci riusciva perché quel paletto era troppo saldo per lui, così dopo vari tentativi un giorno si rassegnò alla propria impotenza.

L'elefante enorme e possente che vediamo al circo non scappa perché crede di non poterlo fare: sulla sua pelle è impresso il ricordo dell'impotenza sperimentata e non è mai più ritornato a provare... non ha mai più messo alla prova di nuovo la sua forza... mai più!

A volte viviamo anche noi come l'elefante pensando che non possiamo fare un sacco di cose semplicemente perché una volta, un po' di tempo fa ci avevamo provato ed avevamo fallito, ed allora sulla pelle abbiamo inciso "non posso, non posso e non potrò mai".

L'unico modo per sapere se puoi farcela è provare di nuovo mettendoci tutto il cuore... tutto il tuo cuore!"